Nato vicino a Granata, il 5 giugno 1898, Federico Garcia Lorca è, tra i poeti del nostro secolo, uno dei pochi ad aver conosciuto un ascolto ed un seguito eccezionali. Entusiasmi che, in alcuni casi, hanno perfino nuociuto a una lettura più pacata, serena e riflessiva della sua poesia, così calda, luminosa, sovrabbondante di immagini e di metafore, intensamente vitale e godibile fin dal primo approccio. Ma proprio in questo sta la forza di Lorca poeta.
Nella sua natura, nell'immediatezza, nel disegno semplice della frase che lo rende, al tempo stesso, inventore e interprete, cantore e lettore della realtà.
Lorca si sottrae alle leggi e alle norme della città umana per ritrovarsi "pastore di sogni", decifratore di nuvole, primissimo depositario dei segni più minuscoli della nostra esistenza.
Fucilato a soli 27 anni dai franchisti, agli inizi della Guerra civile, Federico Garcia Lorca (1898-1936) è stato uno dei più grandi poeti e drammaturghi spagnoli del nostro tempo. Laureato in lettere e giurisprudenza, cultore di musica e pittura, Lorca fu anche ieatore e animatore di una straordinaria avventura teatrale: la "Baracca", una sorta di Carro di Tespi con cui portò in giro per le campagne il suo repertorio teatrale e quello del teatro classico.
Poeta della natura, interpretò con linguaggio audace e ispirato un mondo primordiale e istintivo, dominato dalla passione e dal sentimento della morte.
Nella sua natura, nell'immediatezza, nel disegno semplice della frase che lo rende, al tempo stesso, inventore e interprete, cantore e lettore della realtà.
Lorca si sottrae alle leggi e alle norme della città umana per ritrovarsi "pastore di sogni", decifratore di nuvole, primissimo depositario dei segni più minuscoli della nostra esistenza.
Fucilato a soli 27 anni dai franchisti, agli inizi della Guerra civile, Federico Garcia Lorca (1898-1936) è stato uno dei più grandi poeti e drammaturghi spagnoli del nostro tempo. Laureato in lettere e giurisprudenza, cultore di musica e pittura, Lorca fu anche ieatore e animatore di una straordinaria avventura teatrale: la "Baracca", una sorta di Carro di Tespi con cui portò in giro per le campagne il suo repertorio teatrale e quello del teatro classico.
Poeta della natura, interpretò con linguaggio audace e ispirato un mondo primordiale e istintivo, dominato dalla passione e dal sentimento della morte.
La casada infiel | La sposa infedele |
A Lydia Cabrera y a su negrita | A Lydia Cabrera e alla sua moretta |
Y yo que me la llevé al río creyendo que era mozuela, pero tenía marido. Fue la noche de Santiago y casi por compromiso. Se apagaron los faroles y se encendieron los grillos. En las últimas esquinas toqué sus pechos dormidos, y se me abrieron de pronto como ramos de jacintos. El almidón de su enagua me sonaba en el oído como una pieza de seda rasgada por diez cuchillos. Sin luz de plata en sus copas los árboles han crecido y un horizonte de perros ladra muy lejos del río. * Pasadas las zarzamoras, los juncos y los espinos, bajo su mata de pelo hice un hoyo sobre el limo. Yo me quité la corbata. Ella se quitó el vestido. Yo, el cinturón con revólver. Ella, sus cuatro corpiños. Ni nardos ni caracolas tienen el cutis tan fino, ni los cristales con luna relumbran con ese brillo. Sus muslos se me escapaban como peces sorprendidos, la mitad llenos de lumbre, la mitad llenos de frío. Aquella noche corrí el mejor de los caminos, montado en potra de nácar sin bridas y sin estribos. No quiero decir, por hombre, las cosas que ella me dijo. La luz del entendimiento me hace ser muy comedido. Sucia de besos y arena, yo me la llevé del río. Con el aire se batían las espadas de los lirios. Me porté como quien soy. Como un gitano legítimo. Le regalé un costurero grande de raso pajizo, y no quise enamorarme porque teniendo marido me dijo que era mozuela cuando la llevaba al río. | E io che me la portai al fiume credendo che fosse ragazza, invece aveva marito. Fu la notte di San Giacomo e quasi per obbligo Si spensero i fanali E si accesero i grilli. Alle ultime svolte toccai i suoi seni addormentati e di colpo mi s'aprirono come rami di giacinti. L’amido della sua gonnellina suonava alle mie orecchie come una pezza di seta lacerata da dieci coltelli. Senza luce d’argento sulle cime sono cresciuti gli alberi, e un orizzonte di cani abbaia lontano dal fiume. * Passati i rovi, i giunchi e gli spini, sotto la chioma dei suoi capelli feci una buca nella fanghiglia. Io mi levai la cravatta. Lei si tolse il vestito. Io la cintura e la rivoltella. Lei i suoi quattro corpetti. Non hanno una pelle così fine le tuberose e le conchiglie né i cristalli alla luna risplendono di tanta luce. Le sue cosce mi sfuggivano come pesci sorpresi, metà piene di brace, metà piene di freddo. Corsi quella notte il migliore dei cammini, sopra una puledra di madreperla senza briglie e senza staffe. Non voglio dire, da uomo, le cose che ella mi disse. La luce dell'intendimento mi fa essere molto discreto. Sporca di baci e di sabbia la portai via dal fiume. Con la brezza si battevano le spade dei gigli. Agii da quello che sono, da vero gitano. Le regalai un grande cestino di raso paglierino, e non volli innamorarmi perchè avendo marito mi disse che era ragazza mentre la portavo al fiume. |