Dialogo tra sentimento e ragione

Ho fatto proprio una gran dormita
e devo dire che n'aveo bisogno
per dare al mio cervello una schiarita.
Ed ora sono sveglia, anche se sogno.
Isa, che ci vuoi far? Così è la vita!
Tu giri e trovi il vuoto. Dappertutto.
Gli stessi detti. Roba trita e trita.
E un giorno appare lui. Dici: mi butto?
ti rispondi di sì e lancia in resta
parti a giostrar, giostri, giochi il tutto
per tutto; e ti pare una gran festa.
Ma le feste più belle han lo lor brutto
non foss'altro che lo cerchio alla testa
che fa dir il dì appresso: son distrutto
e ti par bella 'na cosa funesta.
Cantar? Giocar? Pianger? Stare in lutto?
Dentro ti si scatena una tempesta
in fra lo sentimento e la ragione,
che' l'uno parla e l'altra lo contesta.
E tu non sai a chi dèi dar borbone
che' tutti e due portano argomenti
degni della tua massima attenzione.
Comincia il sentimento. Dice: senti,
non vedi che ricercan tutti quello?
Poeti, artisti, le più belle menti
lo van cercando insieme al vero, al bello.
E la ragione dice: mi spaventi!
ma se le menti sagge della storia
han detto: non è pan per li miei denti!
vuoi che ti faccia qui la cronistoria
di tutti li funesti avvenimenti
accorsi dove amor ebbe vittoria?
Potrei iniziar da Eva con Adamo,
o dalla guerra fra greci e troiani;
mostrar che se una donna dice: t'amo
son grossi guai per tutti. A piene mani.
Tu ascolti e ti sembra di capire,
ma il sentimento non vuol stare zitto.
Ti si rivolge e fa: stammi a sentire,
è lui, l'amor, che ha reso l'uomo invitto.
L'amor che tutto brucia e che se 'l spegni
al mio cospetto tu fai gran delitto
e di cotal delitto porta i segni.
L'uomo che non vuol provare bell'è fritto
si troverà; certo che affetti, impegni
el non avrà. Ma non per questo è un dritto.
E non avrà la guerra, come a Troia,
e forse non avrà nemmen timore.
Ma certamente neppure la gioia
che anche quella la dispensa Amore:
lo dio che se non c'è viene la noia.
La noia? reinterviene la ragione.
La noia non conosce l'intelletto
laddove c'è. E' questa una questione
d'esaminar a fondo. Poveretto
sarà quell'uomo che non sa che fare
e che trascorre uguali tutti i giorni
con sbuffi ed uffi, invece di studiare
di vita e di natura li contorni.
E per lo studio vuol mente serena.
E mente tutta avrà a disposizione
se dell'amor ei non la terrà piena.
Questo te lo dic' io. Son la ragione.
Scatta lo sentimento. Repentino.
Si volge come punto da un serpente.
Che dici? sciocca. Guarda che il destino
mica dipende dall'umana mente.
Questo lo dici tu. Sei sibillino?
Chi segue te a me rinuncia tosto
che di ragione tu sei l'assassino
e chi ti sa fuggir la testa a posto
terrà. Sia esso un uomo oppur bambino.
E vanno innante ancor a leticarsi,
e dentro me stanno a rumoreggiare
com'è quando nel marmo fanno intarsi
o quando nella sera ascolti il mare.
Il mar, stormir di fronde, suoni rari
mi si risveglian tosto dentro al petto.
I liticanti son come comari
ognuna che difenda il figlioletto
ed io, che non son certo perfetta,
ma che prevedo questo scontro pari,
li lascio litigare. Senza fretta.